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Il poliziotto virtuale


"Possiamo vedere l’oggetto solo se lui ci guarda. Possiamo guardarlo solo se lui ci ha già visto. Esattamente come pensiamo il mondo solo se desideriamo prima che egli ci pensi. Questa è la speranza o l’esigenza segreta: essere visto, desiderato e pensato dall’oggetto e dal mondo. (...)

Jean Baudrillard




Fatto il farmaco, trovata la malattia.
Come fanno le grandi multinazionali farmaceutiche, anche le grandi società di antivirus americane faranno di tutto per tenere alto il livello di tensione mediatica sullo spauracchio dei virus. E ancora come queste finiranno esse stesse per finanziare la ricerca di virus sempre più sofisticati. Anche se non apertamente, saranno loro ad avere sempre più bisogno degli hackers di quanto gli hackers non abbiano bisogno di loro. In questo caso quella, che in questa sede è stata individuata come la forma di arte tecnologica più avanzata nata dalla rete e nella rete, la scrittura dei codici sorgente di virus informatici, finirebbe con il trovarsi in una particolare condizione di sorvegliata speciale. La prima forma d’arte nata col poliziotto che la combatte incorporato. Lo scenario che prevediamo farà assolutamente a meno di questo conflitto kapital/repressivo. Negli ambienti informatici c’è già piena coscienza che la scrittura del sorgente dei virus è la prova più alta nell’arte della programmazione. Agli occhi di un non addetto ai lavori quelle stringhe di testo appaiono senza significato e senza importanza. Salvo poi attendere, terrorizzati, l’arrivo dell’ultimo virus. Ma se il codice sorgente è un testo, e non c’è dubbio che lo sia, è a partire da quest’aspetto della questione che dovrà in definitiva giocarsi la partita. I programmatori hanno una particolare visione della questione, per loro il sorgente di I LOVE YOU, forse la più famosa lettera d’amore mai scritta, è solo una variazione dal sorgente del precedente MELISSA, uno dei primi virus che si replicavano attraverso i file di posta elettronica. Considerando la natura tecnico/scientifica della formazione di questi autori, è facile capire perché. Ma se spostiamo il confronto su un altro piano, come ad esempio quello dell’evoluzione della forma sonetto da Petrarca al Foscolo, o dell’uso della terzina da Dante in poi, appare chiaro che dal punto di vista della valutazione estetica, questo giudizio finisce col diventare ininfluente. Ovviamente, non va sottovalutato in nessun modo la componente proattiva e multicanale di un virus all’interno della società multimediale nella quale viviamo. L’impatto poetico di un virus è direttamente proporzionale alla qualità dell’impatto che riesce a ottenere sulla scena dei mass media a livello globale. Questo fa di un virus come I LOVE YOU un caso quanto mai unico. Ma com’è ovvio, il suo format comunicativo è solo uno tra i tanti possibili. Ci sono virus che operano in assoluta segretezza, spostando il mirino su aspetti qualitativi che poco hanno a che fare con l’impatto sui media. Possiamo anche provare a immaginarne di un tipo che simula la bomba nel computer e che si attiva quando si dà il riavvio, spostando, da quel momento in poi, tutte le operazioni compiute in rete su un diverso server sul quale non si ha più alcun controllo. Ma, al di là del terrorismo indotto dall’eclatante risultato distruttivo di alcuni dei primi virus, esistono anche virus che non danneggiano nessuno, si può già prefigurarsi un’evoluzione funzionale di questi oggetti informatici con ricadute positive in ambito scientifico, creativo e d’intrattenimento. Un giorno forse saranno oggetti di consumo, prodotti da case di produzione simili a quelle già esistenti per la cinematografia, e distribuiti in varie forme e per varie utilità. Vediamo infinite possibilità per questa nuova generazione di prodotti estetici. Ciò non farà sparire il poliziotto, ma ne ridurrà all’estremo l’area d’azione. Lo stesso utente avrà un rapporto diverso con la macchina e tenderà a non farsi schiacciare dalla brutale stupidità del poliziotto a una ridotta capacità espressiva del mezzo. Ci sono alcune cose che il virus ha già il merito di averci fatto scoprire: l’esistenza della rete, che solo grazie al virus riesce a emergere non solo come sommatoria di una serie di rapporti one to one: Il virus è un po’ la prova ontologica dell’esistenza della rete; niente poco di meno che la centralità della scrittura in una società che ama definirsi dell’immagine: tutto, anche le immagini di un computer, ha alla sua base un testo scritto; e ultima, ma non meno importante, un’innovativa teoria teologica sulla genesi: forse DIO per creare il mondo ha scritto un codice sorgente.


Gaetano La Rosa [epidemiC]





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